Onorevoli Colleghi! - La sanità pubblica italiana è fondata su un sistema gerarchico complesso, impostato, nelle intenzioni, sulla base del merito e della professionalità degli operatori.
I dirigenti di struttura complessa (primari) sono chiamati, in particolare, a svolgere un compito di alta specializzazione, fondamentale sia per l'organizzazione interna del reparto, sia per il servizio prestato agli utenti, sia per la razionalizzazione della spesa.
Proprio per il ruolo determinante ricoperto da questa figura dirigenziale è auspicabile arrivare al più presto a una riforma della procedura di nomina dei dirigenti di struttura complessa, nomina che, in base alla legislazione vigente (decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502), è affidata, in ultima analisi, alla discrezionalità del direttore generale.
Attualmente, un'apposita commissione interna, composta dal direttore sanitario e da due primari della disciplina, valuta, infatti, l'idoneità dei concorrenti al titolo, accettando, nella maggior parte dei casi, le candidature.
Il direttore generale conferisce poi l'incarico sulla base degli elementi emersi (titoli, pubblicazioni, esperienze, incarichi ricoperti), della fiducia nonché della stima personale, scegliendo, tra gli idonei, il vincitore.
Il rischio di intrusioni estranee (di natura politica, ma non solo) non viene scongiurato dall'attuale sistema: l'intromissione di alcune figure - spesso politiche - è arrivata fino al suggerimento del favorito, quando non all'imposizione, più o meno velata o mascherata. Il fenomeno del condizionamento della scelta, talvolta figlio della lottizzazione del potere che si riteneva sconfitta, va purtroppo nella direzione opposta al merito; con la conseguenza che emerge, e talvolta si afferma, un sistema che invece di promuovere l'efficenza del servizio è sottoposto a piccoli o grandi interessi di privati o di parti.